L’implantologia orale è quella branca dell’odontoiatria che si occupa di sostituire i denti mancanti con altrettante radici sintetiche ancorate nell’osso che possono sostenere denti singoli, gruppi di denti o anche fungere da supporto per una protesi completa (la cosiddetta dentiera). Occorre ricordare che l’utilizzo della soluzione implantare permette di conservare integri i denti naturali adiacenti allo spazio da colmare, in quanto la protesizzazione degli impianti non coinvolge, se non di rado, i denti naturali.
Questo concetto, scoperto da Branemark negli anni 60 e successivamente sviluppato anche grazie al contributo di molti dentisti italiani, ha cambiato radicalmente l’implantologia. La biotollerabilità e biocompatibilità del titanio fa sì che non esista rigetto, perché è un materiale incapace di dare una risposta immunitaria e/o infiammatoria. Esso non provoca reazioni da corpo estraneo e stabilisce con l’osso una connessione diretta (base dell’osteointegrazione), pertanto il materiale implantare è un fattore importante nel raggiungimento dell’organizzazione tra tessuto osseo e impianto.
Pazienti non adeguatamente educati a una meticolosa e puntigliosa igiene orale andranno coadiuvati con una regolare igiene professionale eseguita dall’igienista dentale.
Andranno pertanto istruiti, monitorati e verranno sottoposti ad intervento quando la situazione parodontale sarà ottimale e sotto controllo. Alcune patologie sistemiche – come il diabete non compensato, il diabete giovanile, disturbi della coagulazione, pazienti sottoposti a terapia antitumorale o a radioterapia nel distretto facciale – hanno controindicazioni all’inserimento di impianti. È altresì controindicato a donne in gravidanza e a pazienti con malattie cardiovascolari o portatori di protesi valvolari, che devono essere valutati dal cardiologo. Anche il tabagismo costituisce una controindicazione. L’osteoporosi, invece, viene valutata individualmente anche in funzione delle terapie assunte. L’età non rappresenta un limite, se non legata a particolari patologie. In tutti questi casi l’insuccesso è facilmente prevedibile, pertanto un’adeguata anamnesi ne sconsiglierà l’esecuzione.
La perdita di un elemento dentario è sempre un evento traumatizzante: se per la sua sostituzione dobbiamo ancorarci, con conseguente limatura, ai denti adiacenti, è comprensibile come a volte il paziente sia reticente al ripristino dell’arcata dentaria. Grazie a questa tecnica chirurgica, invece, non abbiamo più bisogno di limare altri denti per sostituire quelli mancanti. Altra situazione vissuta drammaticamente è quella dei pazienti totalmente edentuli: a essi viene ridata una vita sociale praticamente normale proprio grazie all’implantologia, in grado di stabilizzare e ancorare le protesi.
Riassumendo possiamo dire che i vantaggi dell’implantologia sono: sostituzione dei denti mancanti; possibilità di inserire l’impianto – se non vi è infezione in atto – contemporaneamente all’estrazione; conservazione dell’integrità degli elementi adiacenti; conservazione dell’anatomia dell’osso e delle gengive nelle aree edentule; ancoraggio per le protesi totali.
I tempi sono circa di 15/20 minuti a impianto e il dolore è praticamente nullo. Viene prescritta una terapia antibiotica per prevenire infezioni e, se necessario, antinfiammatori. Dopo una settimana, verranno rimosse le suture e a distanza di 3/4 mesi, a seconda della qualità dell’osso e della posizione, si potrà caricare l’impianto ovvero mettere il dente mancante definitivo.
Oggi, grazie al miglioramento delle tecniche di inserimento e ai nuovi trattamenti di superficie degli impianti è possibile mettere immediatamente il dente mancante (impianti a carico immediato). Sarà l’odontoiatra a valutarne l’opportunità caso per caso.
Un impianto perfettamente integrato, sul quale l’odontotecnico ha costruito una protesi corretta, può stabilmente assolvere alle sue funzioni per 15/20 anni, ovviamente con un paziente collaborante che si attenga ad un’ottima igiene orale e a regolari controlli.
Un impianto dentale è costituito principalmente da due elementi: la vite e il pilastro. La vite viene posta per via chirurgica nell’osso del soggetto, mentre il pilastro consente di unire la vite alla struttura protesica vera e propria.
L’implantologia, dicevamo, può essere di due tipi: a carico immediato o a carico differito. Nel primo caso in un’unica seduta, o al limite entro uno o due giorni dall’inserimento dell’impianto dentale, vengono inserite le corone temporanee o la protesi permanente. Nel secondo caso, invece, la protesi viene inserita dopo qualche mese dall’istallazione dell’impianto dentale. Entrambe le tecniche sono efficaci: la prima consente un risparmio economico, grazie al minor numero di interventi e controlli necessari, ma non è sempre applicabile. Infatti, per poter effettuare un impianto a carico immediato è necessario che la tenuta nell’osso sia ottimale, cosa che non sempre avviene. La scelta del tipo di impianto, dunque, varia da paziente a paziente e può essere effettuata solo dal dentista impiantologo.